Dove si perde? Confronto fra atleti?

Riprendiamo il discorso dalla domanda che ha posto Bernardo Fiorini e cioè:"Provare a tenere il video fermo prendendo tutti i 10m e poi sovrapporre le 3 prove e vedere dove si perde? O anche fare confronti tra atleti? "

La sua prima proposta è capire dove si perde e il test ci può aiutare ad approfondire proprio questo dilemma.

Facciamo però prima delle precisazione importanti. Questo test ha due precise caratteristiche:

1. il gesto tecnico proposto è molto semplice (due risalite poste sulla stessa linea) quindi un Duffek a destra e uno a sinistra oppure due colpi indietro e due ripartenza da ogni lato. Per le canadesi un aggancio e un debordè, oltre ovviamente alla pagaiata. Questo ci offre la possibilità di fare un test che comunque rispetta a grandi linee il gesto di gara.

2. è un test fisico perché è incentrato tanto sul lavoro quanto sul recupero. I dati che si raccolgono disegnano chiaramente le qualità del soggetto.

Il decadimento dei metri percorsi è causato principalmente dall'affaticamento fisico che va ad incidere sui gesti tecnici di base. Da ciò è facile arrivare alla conclusione che tanto è migliore lo stato psico-fisico tanto più la nostra tecnica non calerà o perderà efficacia. Quindi la condizione fisica (nel concetto più ampio del terminie) si identifica con la tecnica in maniera direttamente proporzionale. La tecnica inevitabilmente cambia con la velocità di esecuzione del  movimento stesso. 
Con l'affaticamento diventano chiari ed evidenti gli errori tecnici se pur di base.  Ad esempio  si accorcia la pagaiata, non si spinge con i piedi, si cerca una soluzione con le braccia, non si rispettano i tempi di rotazione, si perde in lucidità mentale. Tutti errori che poi possiamo ritrovare in una prestazione massimale di gara.
 

Concetti questi che dovrebbero aiutare e far capire all'atleta l'importanza per concentrarsi su:
a) una chiara strategia di gara
b) distribuzione delle forze
c) mantenimento tecnico
d) azioni di recupero

Un vecchio compagno di pagaia, con il quale ho condiviso molti anni di allenamento e molte gare, parlando del "test delle 2 porte" mi chiede se in 20 anni non è cambiato nulla! Ovviamente lui si riferisce al fatto che già allora noi facevamo questo tipo di test. La cosa comunque mi risulta assai interessante e conferma la validità di questo test perché a distanza di così tanto tempo comunque la prova rimane valida. Infondo anche i test con i sovraccarichi non sono certamente cambiati non da 20 anni ma da 50 (si veda De Lorme e Watkins - Effect of progressive resistance exercise on muscle contraction time- 1958).

Cos'è cambiato quindi in questi anni?   Delle diversità ci sono e sono sulla distanza dei metri percorsi nel minuto. Richard Fox, inutile dire chi è,  nel giugno del 1993 quando vinse il suo ultimo campionato del mondo in Val di Sole, quindici giorni prima fece questo test e percorse 101 metri come prova massimale, poi le altre due 100 e 99. Oggi il mio migliore atleta arriva a superare abbondantemente queste distanze toccando i 118 metri. Cosa significa ciò? Essenzialmente si è evoluta la tecnica grazie al cambiamento delle canoe che girano e ripartono meglio. Dal punto di vista della preparazione fisica  sono cambiate molte cose, la più evidente è che oggi ci si allena molto di più sullo specifico, mentre un tempo veniva data molta più  importanza alla preparazione fisica a secco.

Bernardo Fiorini fa ancora una domanda che dice: "fare confronti con atleti?", riferendosi alle riprese video.
 

Io per la verità non amo molto confrontare un atleta con un altro preferisco confrontare le diverse prove dello stesso atleta fra di loro. La mia filosofia è quella di cercare all'interno dell'atleta il suo potenziale. Il compito, secondo me, di un allenatore è proprio questo e cioè quello di lavorare nell'individualità del soggetto per fargli esprimere le sue potenzialità che ha già dentro di sé, ma che aspettano di essere espresse ed elaborate attraverso il lavoro e la consapevolezza di poterlo realizzare. Solo così riusciremo a evolvere la tecnica e non far diventare i nostri atleti fotocopie sbiadite di qualche campione.

Occhio all'onda! 



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