"Barca tenuta sempre sotto controllo è lllllennnnto"



Guardando "Webnotte" stavo riflettendo sull'allenamento fatto oggi con tre mie giovani atleti/e. Pioggia a catinelle e niente acqua sul canale quindi non c'era nulla di meglio che concentrarsi su due cose: la  pagaiata in acqua piatta e la stessa pagaiata fra le porte. Apparentemente temi abbastanza scontati e banali, ma ahimè non è sempre così. Quindi mai dare nulla per sicuro  e  rispolverare concetti di base è sempre importane. Ci si dimentica spesso e volentieri di spingere con  i piedi e questo lo percepisci chiaramente quando pagai fianco a fianco con i tuoi atleti. Con lo stesso numero di pagaiate ci si rende conto quanto si può sfruttare di più la scivolata, convincere, ma soprattutto far cogliere al giovane atleta queste sensazioni è cosa molto ardua e complessa... i limiti del linguaggio! Eppure il nostro compito è cercare di trovare il modo e la soluzione per ottenere ciò. La proposta quindi è stata quella di accorciare la pagaiata estraendola un attimo prima che arrivasse all'altezza del corpo e sforzarsi un attimo in più prima di rimettere la pala in acqua per il colpo successivo. Lo scopo era quello che i ragazzi potessero appropriarsi del piacere di scorrere sull'acqua. Ecco! mi interessava che Marina, Nathalia e Guillerme sentissero, percepissero, cogliessero, intuissero, identificassero e associassero questo gesto con la scorrevolezza dello scafo. L'obiettivo era quello che sentissero l'importanza di associare la spinta dei piedi con la spinta e la tirata sulla pagaia passando per la rotazione del busto. Poi ho chiesto a loro se facendo lo stesso tratto avessero fatto più o meno fatica. Loro stessi si sono sorpresi nel rendersi conto che erano ritornati con la metà dello sforzo, chiaramente percepito. Mi interessava trasmettere la semplicità di questo gesto che ci serve per spingere avanti la canoa e non per far avanzare il corpo. Due concetti chiave nello slalom dove protagonista diventa la canoa che ci conduce e non noi che conduciamo la canoa. Capisco che sono concetti complessi per certi versi, ma se non entriamo in questa ottica difficilmente riusciremo a trasmettere ai nostri allievi il concetto di scorrevolezza del mezzo. Un cavallo ha di per sé la peculiarità di saper correre e saltare, quindi chi lo monta e chi vuole sfruttare appieno queste qualità non può tenerlo a freno, può solo salirci sopra e assecondarlo creando assieme un unico corpo con una unica meta. Non mi piace la parola domare perché significa portare l'animale all'ubbidienza e quindi frenare le sue potenzialità. Noi non dobbiamo mai frenare le potenzialità del nostro scafo che corre sull'acqua, lo possiamo solo indirizzare  per ottenere il massimo da lui e di conseguenza da noi. Non dobbiamo aver paura di farlo correre  cercando la sensazione con il corpo di un piacevole assecondamento che deve  arrivare in leggero ritardo.  Qualcuno, e sicuramente c'è, penserà che un conto è un cavallo e un'altra cosa è la canoa, ma se parlassimo di sci la cosa per qualcuno potrebbe risultare più chiara? Non si dice quegli sci li senti andare alla grande, eppure neppure loro sono animali o persone, quindi è colui che ci sta sopra che sa sfruttarli e sa farli correre velocemente.
Diego Paolini, che è stato uno slalomista eccelso e di raffinata tecnica, ha commentato un mio post in maniera molto intelligente e chiara:"Barca tenuta sempre sotto controllo è lllllennnnto" e ha perfettamente ragione. La barca per poter correre ha bisogno di essere lasciata libera di navigare sopra le onde e tra i riccioli dello spirito che corre!

Occhio all'onda!

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