"R": ricordi di un tempo passato che torna

May God bless and keep you always,
May your wishes all come true,
May you always do for others
And let others do for you.
May you build a ladder to the stars
And climb on every rung,
May you stay forever young,
Forever young, forever young,
May you stay forever young.




Lo slalom è regredito! Non voglio però, dicendo questo,  che si interpreti negativamente questa mia affermazione.  Desidero solamente che si sappia e il perché  dico ciò è presto detto. Ormai i percorsi di slalom obbligano gli atleti a fare delle porte in retro. Certo non come un tempo dove c'era l'obbligatorietà di passare perfettamente in questa posizione laddove le porte erano segnate da una "R", che internazionalmente stava per  "reverse" e cioè invertire il senso di marcia.
Infatti i  tracciatori ICF ci hanno fatto capire chiaramente che questa è la tendenza e noi dobbiamo rispolverare dalle nostre librerie i testi sacri di quei tempi. Torna quindi di moda questa manovra. Ora mi astengo da un giudizio personale, mi viene solo da immaginare uno sciatore che nel mezzo della discesa si volta per passare una porta prima con le code degli sci  e poi con le sue punte, ma lasciamo stare potrei risultare ripetitivo su questo punto. Tutti sanno che io vorrei uno slalom fatto di velocità e che permetta all'atleta di mantenere sempre la sua punta verso valle nella direzione in cui corre lo spirito libero della corrente.  A parte ciò è da tempo che anch'io disegnando i tracciati in allenamento, obbligo gli atleti ad optare per una saggia e sicura retro, ma trovo una forte resistenza da parte loro. L'atleta è portato a scegliere spesso e volentieri la soluzione diretta tra combinazioni di porte che viceversa necessitano di un passaggio in retro. Scatta l'idea che questa manovra possa portare ad una perdita di tempo, ma in realtà, proprio in virtù di questi percorsi tanto angolati, la manovra in oggetto risulta essere la più veloce. Oltre al fatto che  conveniente anche  dal punto di vista energetico.
Mi sono reso conto però che si è perduto il suo utilizzo nelle ultime generazioni, ci sono atleti, pure di buon livello, che si trovano in difficoltà quando si vedono costretti ad adottare la soluzione antica. Il tutto trova una  spiegazione sul fatto che la poca pratica e di conseguenza il poco allenamento specifico ha fatto dimenticare gli schemi motori di base di questo gesto. 


Oggi durante l'allenamento di velocità mi sono venuti i cinque minuti, per la verità era tempo che non mi succedeva, dopo che avevamo fissato dei precisi obiettivi tecnici per una serie di combinazioni di porte. Ho perso la mia voce a gridare e ad imprecare tanto che anche i capibara che gironzolano da quelle parti si sono fermati a mangiare e mi hanno guardato in modo strano. Chissà cosa avranno pensato questi enormi roditori nel sentirmi e nel vedermi in quello stato! So solo che il nostro amico Carlons, il mitico coccodrillo che bazzica nel lago inferiore dove sbarchiamo, si è ricacciato in acqua. Evidentemente ha percepito che tirava aria pesante da quelle parti. 
 
Mi arrabbio quando un atleta non ascolta l'acqua e pagaia pensando solo a bucare l'elemento liquido e non si concentra negli obiettivi prestabiliti. Mi rendo conto però, forse come nella vita, che abbiamo una propensione a complicare le cose. Tutto questo è per dire: "Carissimi allenatori, atleti e slalomisti in generis ricordatevi che la retro è tornata quindi allenatevi anche per questa manovra".

Buona domenica a tutti e ... occhio all'onda!

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