Il mistero dell'invisibile


Mi dá i nervi e mi innervosisco perché  non riesco a rappresentare come vorrei quello che vedo, quello che sento. Sono innamorato della natura che mi circonda... anche della natura! Ho provato a fotografare gli alberi, ma il bosco è così fitto e ricco di vegetazione che non c’è mai la luce sufficiente per fermare quelle immagini sulla mia 40D. Poi ci ho provato con la punta della mia matita su un foglio bianco, ma il mio limite in questo campo è decisamente evidente. No, non è come vorrei che fosse la mia opera finita. Opera? Beh! per me opera ovviamente nel senso del lavoro fatto senza nessuna velleità artistica.   Vorrei che il disegno o la fotografia facessero capire quanto è incredibile ciò che vedo, ciò che sento, ciò che percepisco e ciò che tutto questo mi trasmette. 
Vedo un albero dal fusto rugoso e con una circonferenza importante con tanti altri mingherlini fusti che lo circondano alla dovuta distanza. Lui si mette in evidenza imperioso e in un certo senso unico in quel verde dalla mille sfumature. Sul suo tronco si arrampicano altre piante, ma lui sembra non badarci anzi ne va fiero. Poi si arriva lassù dove per capirci qualche cosa mi devo allungare. Una sublime geometria di rami intrecciati fa perdere la direzione al mio viaggio con gli occhi. Posso solo immaginare che il mio albero  prosegue  la sua corsa al cielo, ma che per renderla unica ed esclusiva la nasconde nel mistero dell’invisibile. Mi concentro allora da dove parte tutto ciò:  la terra scura che sa di buono e sulla quale il muschio prende bene e si fa strada per salire anche lui sulla corteccia.  Poi nelle sue enormi radici ci sono insenature e noto un enorme foro. Da quella fessura, qualche giorno più tardi vedrò infilarsi una iguana gigantesca, la rincorro... non ho la macchina fotografica, poco importa imprimo tutto nella memoria umana. Lei, l’iguana, si ferma un attimo prima di infilarsi dentro il suo nascondiglio. Sembra guardarmi e chiedersi da dove vengo.  Non mi aveva mai visto prima da quelle parti o forse mi guarda così per il fatto della barba lunga. Barba lunga... bianca, bianca. Poi sparisce in quella voragine dell’albero. La mia fantasia vola con lei e si immagina chissà quali autostrade sotterranee ci sono da quelle parti. Mi piacerebbe essere come lei e infilarmi nell’oscurità per guardare la vita da dentro gli alberi e non solo da fuori. Già... la continua ricerca dell’animo, la continua ricerca di se stessi da dentro e non solo.  Ritorno in me quando Charles mi sopraggiunge alle spalle e mi chiede quante sono le discese che gli spettano oggi nel lavoro aerobico. Esito un attimo ancora sono immerso nel buio delle gallerie con la mia amica iguana. Mi volto verso di lui, mi guarda strano e mi chiede se va tutto bene. Sì Charles tutto bene anche se il mistero dell'invisibile mi lascia sempre con l'amaro in bocca e alimenta la mia curiosità 

Occhio all'onda! 

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