Imparare, migliorare, raffinare per arrivare a fare tuo un gesto motorio



Tutto ha un tempo... anche il mio porta abiti appeso alla porta è deceduto... la colla non lo supporta più e questa notte, con un tonfo bestiale, ci ha lasciati. Me ne sono reso conto solo alla mattina al mio risveglio quando ho visto le cose appese a terra e così ho metabolizzato il tonfo notturno percepito nel sonno. Va beh magari provo a rincollarlo o altrimenti prendo due viti e lo fisso con quelle. Un rimedio lo troverò senz’altro.
E così pensandoci e ripensandoci sono arrivato al mio primo anno di lavoro qui in Brasile.  Un periodo passato molto velocemente che, se non fosse per la lontananza dal 50% della mia famiglia, è scivolato via piacevolmente  e velocemente. Eppure di lavoro ne è stato fatto parecchio e ho visto crescere quotidianamente  sotto i miei occhi questi sedici pargoletti con cui ogni giorno condivido gioie e dolori. Di miglioramenti ce ne sono stati molti  sotto vari  punti di vista. Per l’aspetto fisico non dubitavo minimamente anche perché non me ne sono mai  fatto un problema. Ritengo la cosa sotto controllo e facilmente raggiungibile. Dal  punto di vista tecnico sono state costruite le basi per riuscire a camminare su una strada che potrebbe sembrare nei primi anni molto tortuosa, ma che alla fine ci farà raggiungere la vetta con tranquillità e serenità.  In sostanza non ho scelto scorciatoie o soluzioni di forza, ho cercato e ricercato la consapevolezza del gesto tecnico da migliorare, da imparare, da raffinare e solo alla fine da fare tuo. Ciò su cui ho maggiormente puntato è stata la partecipazione attiva dell’atleta nel progetto e nella crescita individuale. Abbiamo messo sotto torchio i ragazzi perché intraprendessero questa strada e non si facessero abbindolare dalla voglia di saltare tappe fondamentali per la crescita. Non abbiamo mai posto pressione per ottenere oggi risultati sportivi importanti, anzi è sempre stato chiaro a tutto il gruppo che se ciò fosse avvenuto avrebbe portato alla disgregazione del lavoro.  Un allenamento quindi molto specifico, che se pur fatto per ovvie ragioni in gruppo, ci ha portato a personalizzarlo per ogni soggetto. Una presa di coscienza coadiuvata da ogni responsabile di area con la condivisione comune dei miglioramenti, delle difficoltà, delle problematiche che ogni volta si presentavano. Una distribuzione del lavoro tra noi tecnici e una responsabilizzazione graduale verso gli atleti sono stati gli elementi fondamentali per motivare ognuno di noi nel proprio ruolo.  Molto utili ed interessanti sono state le riunioni del lunedì mattina tra lo staff tecnico e i vari settori, sanitario, amministrativo, logistico, per fare il punto sulla settimana passata e per chiarire gli obiettivi della settimana successiva.
Ora ci aspetta un mese di pausa, una vacanza attiva per gli atleti e una vacanza rigenerativa per noi allenatori che ha lo scopo di farci staccare per un attimo la spina prima di riprendere la preparazione per la stagione 2013. Ci sarà la possibilità di meditare su tutto quello fatto e di cogliere le sfumature che, per forza di cose, arrivano sempre a scoppio ritardato, ma che diventano fondamentali per migliorare.


Occhio all'onda!

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