Benvenuti in Sud-America



"Oh, deep in my heart, I do believe We shall overcome, some day"


Il maître ha maniche esageratamente lunghe e nel suo girovagare per la sala è costretto a tenere le braccia conserte. Beh! poca cosa visto che lui in teoria non deve usare le mani, ma controllare la situazione e parlare con i clienti. A servire e a prendere le comande ci sono i camerieri. I camerieri ve li raccomando, diciamo che sono sullo stile del capo, senza giacca per fortuna, ma hanno vita complicata perché ad ogni ordine devono scrivere due bigliettini e spesso e volentieri ci perdono dietro una vita. Scrivere non è proprio il loro mestiere e la penna la impugnano più come un mattarello che come uno strumento delicato per incidere lettere con senso compiuto. Hanno camicia bianca con colli troppo larghi tenuti uniti da papillon neri decisamente arruffati e stinti. Non che io sia un gran signore o un uomo avvezzo ai grandi servizi, ma era solo per darvi il benvenuto in Sud-America e per farvi capire che qui le cose girano in maniera piuttosto diversa rispetto al vecchio continente.
Ci ho impiegato un pochino per ri-ambientarmi, lo ammetto, visto che erano quattro anni che mancavo da queste parti e avevo perso i modi, i colori, i tempi, i profumi i suoni e gli odori, che si vivono e si respirano quaggiù. Il passaggio dall’Australia perfezionista al Brasile spontaneo ma pieno di vita, non è sempre facile. Le silenziose auto del continente australe con il cambio automatico che viaggiano su strade così lisce e diritte da farti addormentare sono in contrasto con le rumorose quattro ruote del continente americano che si muovono un pochino a singhiozzo per quella miscela di alcool e gasolio che utilizzano come combustibile. Aziono ancora, a distanza di una settimana, i tergicristalli invece delle frecce che qui sono sulla sinistra e là... sulla destra, come la guida.
Qui le strade sono giungle di buche, affollate da ogni tipo di mezzo. Si va da chi spinge un carretto carico di ferro o plastica agli stanchi e magri cavalli che si trascinano uomini in cima a carri che sembrano diligenze. Ci sono poi i Suv targati Paraguay dai vetri scuri che non rallentano sui dissipatori di velocità e tanto meno per fare passare la gente sulle strisce pedonali. Il resto sono auto di ogni genere bottate all’inverosimile che vengono usate fino all’ultimo respiro e poi sfasciate per recuperare qualche moneta sul mercato del ferro vecchio.
Lungo le strade si vende agua de coco fria. Agli angoli ci sono persone che cercano la via da prendere per mete sconosciute. Cercano, ma sembrano non trovare la via giusta o forse l’hanno trovata prima di noi, illusi di percorrere sempre il cammino più corretto e veloce.
I semafori vanno capiti ed interpretati. Informano sul tempo che rimane illuminando via via rossi o verdi diversi. Per le svolte a sinistra ci si porta al centro della strada e si sta pronti a partire appena possibile, non è come in Australia dove si passa uno alla volta... rigorosamente seguendo le strisce per terra che determinano il tuo raggio di manovra. Ma questo ve l’avevo già raccontato.
Gli autobus sfrecciano veloci e tante volte non si fermano alle fermate perché sono già stracolmi. La gente in attesa però sembra non darci peso e aspetta speranzosa o forse rassegnata il prossimo, che forse si fermerà.
Le donne hanno culi enormi che fasciano con jeans troppo stretti e si muovono su tacchi sempre esagerati. I negozi di scarpe come le farmacie sono ovunque e le calzature si possono acquistare anche a rate. Sulle targhette esposte nelle vetrine c’è il prezzo pieno e poi la suddivisione delle varie trance. Ci si può sfamare con cinque euro e mangiare dell’ottima carne per dieci. La gente per dissetarsi beve il “mate” che porta concentrato in un bicchiere di legno, per aggiungerci poi dell’acqua ghiacciata.

Il sole batte ancora forte anche se in teoria siamo a fine estate e ci si prepara per l’autunno. Le formiche, al campo da slalom, stanno lavorando ininterrottamente per mettere a dimora nelle loro case minuscoli pezzi di foglie perché marciscano e diano vita a quel fungo che le manterrà in vita nel periodo invernale. Non hanno pause, sono organizzate al meglio. C’è chi le taglia e passa al setaccio e chi invece trasporta dal produttore al consumatore, sembra di essere sulla Milano - Venezia nei giorni feriali con tanti Tir e macchine in ogni dove. Lavorano sodo anche le migliaia di persone impegnate a mantenere pulita l’area della diga di Itaipu, la più grande al mondo con le sue 20 turbine che producono il 25% di elettricità per tutto il Brasile e il 90 % per il Paraguay. Una realizzazione architettonica che fa paura per dimensioni ed estensione. Non ci si può fermare a pensare alla maestosità dell’opera perché ti verrebbe il capogiro e crolleresti a terra disarmato interrogandoti dove l’uomo potrà mai arrivare.

Benvenuti in Sud America!

Occhio all’onda!

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