Domande, domande


Sono giorni di relativa calma al canale di Penrith. In acqua non ci sono tantissimi atleti e i turni per il momento sono solo quattro al giorno con poco più o poco meno di 20 atleti per ora. Si inizia alle 8.30 con il primo, poi si prosegue nel pomeriggio dalle 15,15. Due alla mattina e due al pomeriggio. Gli argomenti di discussione sono principalmente due: il tempo e il tennis. Preoccupazione per il primo visto che sono previsti forti rovesci e gran caldo nel prossimo futuro; come la cosa possa coesistere solo Gesù lo sa’, certo è che fra le 12 e le 16 è meglio starsene rintanati in casa con i ventilatori accesi e con il cocomero fresco sul tavolo per non farsi sopraffare da crisi ipoglicemiche! Sulla ”7Sport” intanto danno 24 ore al giorno tennis tanto più ora che l’attenzione di questo sport è tutta concentrata a Melbourne per gli Australian Open.

Ora guardano fenomeni del calibro di Federer e Nadal mi viene spontaneo farmi delle domande e chiedermi come si possa arrivare a certi livelli e restarci così a lungo. Dove si trova la motivazione, cosa bisogna fare del vecchio? tenere o cambiare? Le stesse domande che mi pongo quando in acqua vedo girare in maniera quasi forsennata Molmenti (2010), Kauzer (2009) e Lefevre (2002 e 2003). I tre campioni del mondo del kayak maschile (tra parentesi gli anni in cui hanno vinto la prova iridata) non hanno un allenatore che li segua costantemente; certo dei riferimenti precisi i tre li trovano rispettivamente in Pierpaolo Ferrazzi; Peter Kauzer (è il padre-allenatore che si chiama come il figlio-atleta... che fantasia sti’ sloveni) e in Chauten per il transalpino. In sostanza sono qui da soli e si arrangiano più o meno in tutto e per tutto. Si prenotano i voli, noleggiano le auto, si trovano dove alloggiare, fanno la spesa, cucinano tre volte al giorno, prenotano le ore di acqua, si programmano l’allenamento, si danno da fare per avere qualche ripresa video, si analizzano, si studiano e pensano al domani.

Il più polivalente e fantasioso è sicuramente il francese che alterna allenamenti in C1 e in K1 in attesa che ritorni qui il suo compagno di barca - Denis Gaurgaud - attualmente in New Zeland per la gara di questo fine settimana che, dalle informazioni che ho, sarà particolarmente partecipata. In kappa Lefevre usa la Kapsl II, l’evoluzione del modello precedente che, come sempre, “è più veloce e gira meglio”! Il buon Fabien alterna lavori di resistenza girando sul canale, con lavori tecnici particolarmente corti e magari concentrandosi per i tre quarti dell’ora in un solo punto. Sembra divertirsi parecchio nella “main wave” - un buco che taglia in due il canale olimpico circa a metà percorso che forma un’onda piuttosto alta con giri d’acqua molto interessanti. Non scende praticamente mai dalla canoa durante la sessione e preferisce arrivare in fondo al canale e ritornare nello stesso punto con il nastro trasportatore. L’ho visto poi nei lavori di resistenza prediligere percorsi non particolarmente difficili, ma eseguire le risalite con la rapidità che lo contraddistingue. Cosa che ho notato anche nello scozzese Campbell Walsh: evidentemente il passare degli anni influisce proprio su questa fondamentale qualità. L’argento olimpico di Atene 2004 e campione d’Europa 2008 sta pagaiando su una canoa Nelo che è molto dinamica e che in teoria dovrebbe facilitarlo in questa azione. Per la verità, tornando a Fabien, e se volessimo analizzare fino in fondo lo stato attuale del bianco di Francia, non si può non notare un certo calo proprio nella velocità di rotazione in uscita dalle risalite. Quella cioè che era la sua arma migliore. La passata stagione per lui in K1 non è stata una delle migliori visto che non è entrato in nessuna finale di coppa, mondiali o europei. Eppure in ogni gara ha sempre disputato delle ottime prove di qualifica, perdendosi poi nelle semifinali. Forse il doppio impegno, K1 e C2, anche per un campione del suo calibro, costa troppo? Oppure ha spostato la sua attenzione proprio nella specialità di coppia dove l’anno scorso ha messo al collo un argento prezioso ai mondiali di Tacen? Forse è convinto che sia più agevole e facile in C2 conquistare un oro ai giochi olimpici... unico metallo a cinque cerchi che gli manca nel suo palmares? Probabilmente lo stesso interessato non è in grado di rispondere a queste domande certo è che la sua appare tanto una sorta di “mission impossible”!

A chi certo non manca brillantezza e cambio di ritmo è lo sloveno Peter Kauzer. La sua è una sorta di ossessione cercare in ogni risalita il contatto ravvicinato con il palo interno. Anche per lui solitamente lavori di resistenza alla mattina e della sana tecnica al pomeriggio in compagnia dell’inseparabile compagno Janos Peterlin. I due dalla riva sono seguiti dalla fidanza dell’estroso Pero (soprannome di Peter Kauzer che si porta dietro da sempre) che con una sorta di macchinetta fotografica tenta qualche ripresa... mi posso immaginare la qualità del video! Lo sloveno quest’anno si è cinto la testa della corona continentale e ha lasciato quella iridata al potente Molmenti.

Ah di lui vi parlerò un’altra volta ora c’è Nadal vs Ferrer numero 1 e numero 7 non posso perderli, magari mi danno lo spunto per qualche pensiero tecnico notturno!

... alla prossima e Occhio all’onda! Ettore

Penrith, 26 gennaio 2011

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