Cinque generazioni


Ci sono cinque generazioni e 27 anni di differenza fra il vecchio e saggio David Ford, campione del mondo nel 1999 a Seu d’Urgell e argento nel 2003 ad Augsburg, e il giovane e abile Zeno Ivaldi, bronzo ai mondiali junior 2010 e campione europeo a squadre nel 2009, eppure in acqua, questa mattina, hanno lavorato assieme in una bella ed interessante sessione tecnica. Il canadese quest’anno a marzo vedrà la sua 44esima primavera, mentre per l’italiano di primavere non ne sono passate ancora 17. Il primo pagaia con la canoa Sonic, l’ultima uscita dalla produzione di Galasport, il secondo, dopo diverse prove ed esperimenti, non ha dubbi e rimane sulla Kapsl di Vajda. David è meticoloso e molto attento ai particolari, Zeno è più impulsivo e sensibile sull’acqua. Tra i due ci sono diversi centimetri di differenza nei bicipiti e nella pala... ovviamente a favore dell'atleta della foglia d’acero. Zeno riguardando il video dell’allenamento ha sorriso nel vedere il modo con cui il suo compagno di allenamento di oggi imposta qualche risalita: “ehi papi ma era proprio strano come facevate le risalite un tempo, un giro lunghissimo rispetto ad oggi!” Ebbene sì, un altro modo di portare la canoa: ricerca di fluidità all’interno delle morte e una posizione del corpo molto avanzata; certo la centralità di oggi sarebbe sembrata una cosa strana e poco redditizia. Con David ho avuto modo, durante l’allenamento, di commentare la sua voglia di adeguarsi e il suggerimento che mi sono sentito da dargli è stato quello di tagliare sì il palo in entrata ma cercare nello stesso tempo una dinamicità in fase di rotazione. Quella dinamicità che fa la differenza tra un atleta e l’altro. Ma David, non fosse altro per la sua lunga esperienza, mi ha risposto: “Normaly it's not my style and for me it's not easy to do it”.
In effetti il modo di andare di oggi è lontano anni luce dallo stile che per anni ha fatto storia e David Ford ha praticamente vissuto sulla sua pelle tutti questi passaggi. Quel cercare a volte quella posizione avanzata per mantenere il più possibile contatto con l’acqua al fine di far correre la canoa anche a costo di fare giri molto più lunghi sa di antico. Vedendo oggi i più giovani in acqua ci si rende conto che se si perde dinamicità si fa poca strada e seguendo questa mattina l’allenamento dei due atleti di mille generazioni diverse ci si rende perfettamente conto che la differenza sta proprio in questo. Ford dalla sua può metterci strategia, intelligenza tattica, esperienza e un fisico possente e nello stesso tempo resistente, ma non può far granché per migliorare agilità e destrezza. Elementi che al di là di tutto sono innati e che si coltivano e si sviluppano solo in giovanissima età. Ecco perché ci tengo a sottolineare che, secondo me, dall’allievo fino ai primi anni senior bisogna dare ampio spazio e privilegiare i lavori di velocità su percorsi corti e su tracciati impegnativi. Come si potrebbe altrimenti acquisire ed allenare tecniche che comportano comunque un grosso dispendio di energie con lavori troppo lunghi?
E’ impressionate pure nei senior di alto livello notare la differenza tecnica quando sono sul canale a fare lavori di loops e lavori tecnici su poche porte. Nel primo caso molte risalite sono fatte con il chiaro obiettivo di portare a termine il lavoro da fare, viceversa l’approccio mentale nel secondo caso è totalmente diverso, molto allenante al fine dell’obiettivo principale e cioè una gara che può variare dagli 85 ai 100 secondi. Questo ricordiamocelo bene perché altrimenti incorriamo in un errore che noi vecchi abbiamo fatto spesso e volentieri e cioè allenarci duramente per sopportare carichi di lavoro sempre più massacranti dimenticandoci che la gara ha tempi decisamente diversi e con tempi di recupero assai lunghi tra una manche e l’altra. Ron Lugbill ci diceva spesso: “ma voi vi allenate per allenarvi o vi allenate per gareggiare?”

Finita la sessione tecnica con David e Zeno mi sono fermato sulla riva a guardare l’allenamento dell’ora dopo. In acqua, fra gli altri, Fabien Lefevre, Peter Kauzer e Daniele Molmenti. Il francese è qui a Penrith dai primi di dicembre, sembra che in Australia voglia trasferirsi una volta finita la carriera sportiva. La moglie, una ex-fotomodella aprira' un negozio di modo e il piccolo crescera' tra i canguri. Lo sloveno si ferma sei settimane, anche lui qui in compagnia della fidanzata devota alla causa e spesso e volentieri con il video in mano. L’italiano è partito dall’amata Patria il 13 gennaio e dovrebbe tornare per metà marzo per andare quasi direttamente ad Atene, anche lui in dolce compagnia. Beh di loro avrò modo di parlarvi a lungo nel prossimo futuro visto che gli spunti e le curiosità non mancheranno certamente.

Occhio all'onda! Ettore

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