Europei finale Kayak maschile nella storia

Per capire la finale dei kayak uomini ai campionati europei di slalom di Bratislava bisogna assolutamente passare dalla semifinale a venti che ora vi racconto. Infatti in questa prova esce subito dalla finale Walsh che arriva lungo al salto finale e rischia di mancare la 18 a destra, poi recupera, ma perde secondi preziosi. Per lui gli 0,45 centesimi significano guardare la finale da bordo campo.
Anche Aigner e Schubert , i giovani tedeschi che avevano trionfato ad Augsburg nell'ultima gara di Coppa del Mondo e protagonisti agli Europei U23 rispettivamente secondo e primo, sbagliano in malo modo all'entrata della medesima porta. Ora è tutto chiaro e si capisce che questa combinazione sarà l'arcano di tutta la giornata. Il numeroso pubblico si concentra in particolar modo in questa zona per sostenere e vedere il grande spettacolo che questa edizione continentale ci regala. Super Cali lavora bene con la pala in acqua nella prima parte e guida il suo rosso scafo, con l'aquila che tra gli artigli tiene ben saldi l'accetta e il martello forestale, verso una finale praticamente sicura. Salta bene all'ultima combinazione, è sicuro di sé. Al palo della diciotto gira attorno come un ballerino fa con la sua dama: la osserva, la conquista con lo sguardo, la illude e poi se ne va con la forza della corrente. Alla diciannove ad aspettarlo c'è però qualche cosa di stranamente azzurro su un acqua color marron a causa delle continue piogge dei giorni precedenti. Infatti la tendina del soccorso è volata in acqua e il buon Calimero - come lo chiamavano da giovane, chissà come mai? - è costretto a stringere l'uscita per evitare peggiori danni. Tocca la porta, ma i giudici, valutando l'accaduto, non gli assegnano giustamente la penalità e poi sull'ultima discesa si infila come un gatto e pur toccando ha il passaggio in finale con un ottimo 89, 07. L'altro italiano in gara, il giovane Lukas Mayr, animato dal bel sorriso e da potenti braccia, mette assieme una discesa onesta con un 95,05 a 1,27 dalla finale. L'altotesino gareggia per la Marina Militare, ma come? Una volta chi era sopra il Po, andava negli alpini a spingere i muli sulla montagna e non si imbarcava certo su corvette o sottomarini… ma i tempi cambiano! Ad uno ad uno escono anche Polaczyk, Hilgert, Natmessnig, Hernanz e Eoin Rheinisch il mio atleta che si perde anche lui come molti altri alle "Niagara Falls", come chiamano da queste parti l'ultimo salto. Chi invece ha nervi saldi e idee chiare è Peter Kauzer usa 51 pagaiate per arrivare al primo ponte e altrettante per tagliare il traguardo. Per uscire dalla prima e terza risalita si spinge con forza e sapienza sul muro. Pennella le porte a "ski" dopo il secondo ponte. Al Niagara falls si presenta con il fianco alto a destra e la pala a sinistra. Volando cambia pala e stalla la canoa. Con due palate a destra entra nella porta. Controlla il traghetto successivo e si presenta sulla porta 19 con anticipo e sangue freddo. Esce con due colpi sicuri a sinistra e taglia il traguardo con un 87,29 che significa primo posto e soprattutto tanta fiducia in se stesso per aver messo in atto una manche facile ma redditizia. Aggiungerei molto redditizia. Il campione olimpico Alexander Grimm, ma quanto è grosso e quanto è enorme la pagaia che usa color argento, con 89,38 è secondo e in terza posizione Vavrinec Hradilek a 19 centesimi dal tedesco. Se dovete girare attorno al ceco saltatelo, fate prima visto che come rapporto circonferenza di bicipiti e pettorali - altezza non è secondo a nessuno. Unico gap è che quando indossa i pantaloncini in neoprene li porta sotto il ginocchio e non sopra come usualmente dovrebbe essere!
La finale porta con sé il fascino della grande sfida. Le voci si confondono con la musica. La musica è tutto ciò che ci circonda. Anche i ciambelloni che si vendono sul campo di gara, hanno un sapore speciale, si addentano con piacere con la capacità di addolcire il gusto dell'attesa. La musica, il cibo e lo sport sono tre elementi che sanno unire inequivocabilmente i popoli. Vuoi per affinità, vuoi per curiosità o per semplice diletto.
Il primo a partire, per l'ultimo atto di questi infiniti europei, è Helmut Oblinger che ritorna in una finale dopo quasi un anno di digiuno. L'austriaco, che secondo me si ostina a pagaiare come se avesse sotto il culo una canoa lunga 4 metri e 25 porte da fare, ha una partenza veloce… troppo veloce per mantenere ritmi ed energia fino alla fine. Chiude con 91,89 e un tocco; alla fine sarà settimo. Chi impressiona per fluidità ed eleganza è Jure Meglic entrato in finale con il settimo tempo a 4,91 dal suo connazionale Kauzer, ma nell'atto finale trova qualità che sembrava aver smarrito in questi ultimi anni. Al primo intermedio ha un ritardo da Mraz di 0,61 e poi, nel secondo, lo annulla e recupera più di un secondo. Parte conclusiva un capolavoro. Spettacolare all'entrata della 18 e risolve tutto con la pala destra in acqua. Chiude in 87,97 più una penalità che però viene tolta dopo la protesta degli sloveni. In effetti alla tre il palo si è mosso per l'effetto dell'acqua e non per un tocco dello sloveno. Parte Molmenti che arriva all'intermedio con un vantaggio di 0,21. Da qui in poi la sua azione perde fluidità e in poco più di 30 secondi perde il vantaggio acquisito e ci aggiunge altri 0,88 centesimi. Nelle porte a "ski" si difende bene, ma il vero errore arriva al salto dove rimane più a lungo del dovuto fra corrente e morta. L'uscita successiva è disastrosa: finisce lunghissimo nella morta della 19 ed è costretto a recuperare. I tocchi ora sono 2, troppi per sperare in una medaglia, e il tempo si ferma sui 94,02 ben 4 secondi e 95 in più della sua semifinale. Cosa sia successo lo spiega nel suo sito, prontamente ripreso dall'ufficio stampa della Fick che usualmente si appropria anche di foto pubblicate su Facebook da atleti e amici. La ragione però bisogna cercarla altrove e non addossare tutte le attenzioni e responsabilità su un solo atleta.
Un'altra finale da incorniciare è quella di Vavrinec che scende con maestria quasi nascosto all'interno del suo kayak come un pilota di formula uno. Spunta praticamente solo il casco della Red Bull e un tocco impercettibile in uscita dalla 18 lo priva di un argento che avrebbe avuto il sapore dell'oro.
Lui, Peter Kauzer, invece non sbaglia. Parte per ultimo e amministra la gara alla perfezione. Al primo intermedio ha un ritardo dal ceco di 0,72, poi prosegue sulla sua linea senza forzare fino alla 13 dove il ritardo è aumentato a 1,81. Qui inizia la progressione: porte a "ski" senza una sbavatura, salto a Niagara Falls perfetto con effetto accelerazione in uscita, traghetto successivo perfetto che lo porta dentro alla 19, ma soprattutto riesce a salire sopra il treno in corsa dell'acqua che risale il canale e altrettanto al volo esce dopo aver ringraziato e salutato per il velocissimo passaggio. Gli ci vogliono ancora otto pagaiate di cui cinque a sinistra prima di elevare le braccia al cielo e mandare un bacio a tutti i suoi tifosi che sono stati l'arma in più di questa giornata memorabile per il campione del mondo in carica.

Per sapere com'è andata alle donne e ai C2 l'appuntamento è per il prossimo post… che dite riuscirete ad aspettare?

Occhio all'onda!

Cunovo, 18 agosto 2010 - Campionati Europei Canoa Slalom finali

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