Equilibrio e uso del mezzo


Oggi mezza giornata di riposo e così ne ho approfittato per andare in un centro commerciale per acquistare un paio di scarpe per correre visto che le mie hanno fatto il loro dovere già da tempo. Dopo varie prove e una ricerca accurata, sono rimasto sull’Adidas e sul sistema Torsion®System, visto che in passato mi sono trovato sempre molto bene. Il modello è il Response Cushion 18, quindi mi sono presentato alla cassa e… meraviglia delle meraviglie una mega foto della passerella sopra il fiume a Trnovo ob Soci in Slovenia, vicino a Caporetto di scolastica memoria e di tanta sofferenza, con quell’acqua cristallina immersa in una gola boschiva. Quanti ricordi, quanto tempo speso su quel torrente, quante ore passate a pagaiare con il bravo Renè, lo scatenato Tony e l’estroso Ovo! Si lo so centra poco con quello che volevo scrivere sulla tecnica, ma era per condividere un’emozione e … un acquisto!
Allora… partiamo dal presupposto che le attuali canoe sono più facili da girare sulla coda e non richiedono una caricamento eccessivo in fase di rotazione e neppure uno spostamento di peso consistente indietro. Ciò comporta una vera e propria rivoluzione tecnica nel guidare il mezzo, con la conseguenza di un adattamento preciso. Dico ciò, perché mi capita spesso di vedere atleti condurre la propria canoa senza sfruttare completamente le caratteristiche della stessa, specialmente negli atleti più maturi e con una certa esperienza. Questi ultimi hanno cambiato la canoa, ma non si sono adattati appieno alle caratteristiche del mezzo. Per fare un esempio classico è come se conducessimo i nostri sci sciancrati con la tecnica del cambio di peso, cosa che non sfrutterebbe tutte le potenzialità dello strumento che abbiamo ai piedi, anzi, si andrebbe incontro a grossi problemi. In teoria sappiamo bene che, per usare al cento per cento questo tipo di sci, dobbiamo mantenere la centralità del busto e spingere fuori il nostro piede, fidandoci della massima tenuta dello sci. La stessa cosa lo possiamo dire per le canoe di nuova generazione.
Da questo principio ne deriva una maggior CENTRALITA’ DEL CORPO che a sua volta porta ad un maggior EQUILIBRIO e quindi stabilità. Su questi fondamentali dobbiamo lavorare per raffinare individualmente la tecnica. I mezzi attuali – parlo ovviamente per i kayak – permettono all’atleta di essere sempre in equilibrio, condizione che permette alla canoa di scorrere e quindi di mantenere la velocità con un minor spreco di energie. La facilità poi nel condurre il mezzo e di ruotare sarà evidente per tutti.
L’equilibrio è una qualità individuale: ogni atleta deve trovare il suo punto di equilibrio per mettere in atto ogni tipo di manovra. Quindi se vogliamo ruotare velocemente sulla coda si dovrà trovare l’angolo di penetrazione esatto per le individuali caratteristiche (di peso, di forza, di abilità) e di volta in volta adattarle alle situazioni che si possono incontrare sui percorsi. Quello che in fisica viene definito equilibrio indifferente. “La stabilità delle azioni motorie è un fattore importante del successo in gara” (Platonov ‘96) quindi se ne deduce che diventa un elemento fondamentale per conseguire un risultato e soprattutto diventa un elemento su cui lavorare parecchio in allenamento. Il mio consiglio è quello di partire con i giovani e insistere sull’offrire loro l’opportunità di sentire e percepire l’equilibrio, sforzandoci, per ognuno, di far loro scoprire il proprio angolo di penetrazione della coda in acqua per eseguire manovre veloci in rotazione. Complicata la spiegazione? Per fare alcuni esempi diciamo che sarebbe buono mettere l’allievo nella condizione di cercare il limite massimo per non rovesciarsi al momento dell’uscita in corrente. Minore sarà l’inclinazione di uscita più alta sarà la risposta dello scafo. La stessa cosa la possiamo dire in fase di entrata in una risalita.

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

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nella foto la passerella sul fiume a Trnovo ob Soci

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