Le sorprese non sono mancate agli Oceania Open Slalom Race


Se vi catapultano nel continente oceanico da chissà quale pianeta e vi chiedono che giorno è, non vi sarà difficile scoprire il sabato visto che per milioni di australiani è il momento da dedicare allo sport. Uscendo di casa per raggiungere il campo di slalom devo percorrere circa 6 chilometri. Al primo incrocio giro a destra e costeggio un campo da rugby che puntualmente trovo invaso la mattina del sabato: corrono tutti come disperati e si cacciano per terra molto volentieri. Questo campo confina con uno spazio per il cricket, sport che o ami o detesti, e oggi si contendevano la palla due squadre giovanili perfettamente vestite di un bianco candido e tutti con il cappello da esploratore africano. Al terzo incrocio giro ancora a sinistra e arrivo al semaforo dove prendo la destra e 500 metri dopo imbocco la sinistra. Qui per tutto il rettilineo di oltre 3 chilometri ci sono case sulla destra e campi sportivi sulla sinistra. Basket, baseball, volley e tennis e indovinate un po’? Sabato mattina campi impegnati per partite e tornei vari. Il quadretto si completa con i soliti gazebi a bordo campo sotto i quali trovi mega frigo da campeggio, sedie stile spiaggia, vettovagliamenti vari e tanti, presumo, genitori intenti a tifare per una o per l’altra squadra. Poi arrivi al Wild Water Center e trovi pullman parcheggiati: hanno portato centinaia di persone non a guardare la seconda giornata degli “Oceania Open Slalom”, ma per fare rafting e aspettando che la gara finisca si dedicano al beach volley o a si tirano il boomerang, che in realtà puoi usare singolarmente visto che lui torna sempre!

Le semifinali e finali C1 e K1 donne hanno riservato colpi di scena a non finire. Nella specialità della canadese monoposto la “Libellula Slafkovsky” si è prima lavata le ali con un eskimo prima della porta numero 1, quindi, nel tentativo di recuperare è volata troppo bassa alla porta numero nove, giusto sotto la “Main Wave”, giocandosi finale e gloria. Ma il destino ha riservato la stessa sorpresa al suo compagno di squadra, nonché campione europeo U23 e iridato con lui nella prova a squadre, Matej Benus che aveva vinto agevolmente la semifinale. C’è da riconoscere però ai due fantasisti slovacchi una certa dose di coraggio e forse di spregiudicatezza nell’aver osato e preteso così tanto dalla buona sorte e dall’arte del “menar la pala” nell’acqua. Loro che guidano la loro canoa all’inglese e che si trovavano a piantar coda in debordè, nel punto del canale sicuramente più ostico, avrebbero potuto optare per una saggia e tranquilla porta in retro invece di una quanto meno difficile discesa. Ma non si diventa campioni con i “ma” e con i “se”. Si diventa campioni osando per scoprire il limite. Il vice campione olimpico David Florence si è praticamente autoeliminato dal podio per tattica decisamente troppo aggressiva che prima o poi, su un percorso così, paghi.
Eliminati così i big la gara ha regalato alloro al francese Edern Le Ruyet su il ceko Vitezslav Gebas e il giapponese, ormai da anni in quel di Liptovosky, Takuya Haneda. Per il transalpino, che è a Penrith da settembre per allenarsi e si è mantenuto quaggiù facendo la guida rafting, è il primo vero successo importante dopo un settimo posto agli europei U23 nel 2008 e un bronzo sempre nella stessa gara ma a squadre.
Anche le donne non hanno scherzato per colpi di scena. Fuori dalla finale Emilie Fer, rimanevano comunque in acqua per le medaglie atleti di comprovato valore. La Dukatova si mangia la gara con due banalissimi tocchi alla 15 e 16 che l’hanno messa in crisi non poco. Da Elena Kaliska non ci si poteva aspettare molto di più visto che era arrivata praticamente solo alla vigilia della gara di ieri. Chi invece ha tenuto fino alla fine è stata Corinna Kuhnle l’austriaca che si porta a casa vittoria e soddisfazione di essere stata davanti alla sua rivale di sempre in casa: Violetta Oblinger e la cosa si fa molto interessante in vista della stagione appena iniziata! Bella prova poi della giovanissima ceka
Katerina Kudejova, che per la verità non è proprio una sconosciuta visto che l’anno scorso ha vinto gli europei U23 e l’anno prima da junior aveva messo al collo un bronzo ai mondiali e un oro agli europei. Tra le australiane Sarah Grant si è presa una bella soddisfazione nel vincere il bronzo nella gara open e il titolo continentale oceanico mettendo in fila le tre compagne di squadra che sembravano più accreditate di lei e cioè le sorelle Lawerence, Katerina e Rosalyn, e Jessica Fox che in semifinale era terza. Le penalità però della figlia d’arte le sono costate parecchio.

Domani semifinale e finale C2, K1 men e C1 Women

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Penrith 20 febbraio 2010 – Oceania Open Slalom Race


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nella foto il vincitore nella C1Men - Edern Le Ruyet

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